IL MIO NUOVO ASSISTENTE AI


IL MIO NUOVO ASSISTENTE AI

Perché ho scelto l’Intelligenza Artificiale per lavorare meglio (non di più)


Confessione professionale: da qualche tempo ho "assunto" un assistente AI. Non per fare tutto al posto mio. Ma per lavorare meglio, con più focus e più valore.

Sì, utilizzo l’Intelligenza Artificiale – o AI – in diverse fasi del mio lavoro (e anche fuori).
Lo dico apertamente, per trasparenza, ma anche perché credo sia importante considerare l’AI per ciò che è davvero: uno strumento. Come ogni strumento, fa la differenza chi lo usa, come lo usa e perché.

 

Un cambio di paradigma

Ricordo ancora un corso de Il Sole 24 Ore, anni fa. Un docente disse:“Con un’ora al giorno si legge tutto il giornale in una settimana”.

Un consiglio sensato, allora. Ma con l’esperienza, e con la velocità con cui oggi cambia tutto, ho imparato un’altra lezione: non serve sapere tutto, serve focalizzarsi su ciò che conta.

Per questo, con spirito imprenditoriale, ho anticipato il cambiamento e ho scelto di integrare un assistente AI nel mio metodo di lavoro.

 

Formare un'AI secondo il mio metodo

Il mio approccio è racchiuso in due parole: focus e metodo.
Così ho “formato” il mio assistente AI affinché ragionasse in ottica di Finanza Combinata, il mio ambito di specializzazione e risposta concreta alle esigenze attuali del mondo imprenditoriale.

Finanza Combinata significa strategia, integrazione, visione d’insieme:
finanza a debito, agevolazioni, crediti d’imposta, finanza sostenibile. Un mix che richiede metodo, visione e chiarezza.

 

Cosa è cambiato nel mio lavoro grazie all’AI?

  • Più velocità nelle attività ripetitive (ricerche, analisi, prime bozze).

  • Maggiore qualità nella sintesi (mappatura dei rischi, opportunità, priorità).

  • Più tempo per relazione, strategia e decisioni di valore.

  • Meno errori: perché contesto, obiettivi e standard sono condivisi fin dall’inizio.

 

Magia? No, metodo.

L’AI non è magia. È metodo, preparazione e sperimentazione.

Ecco come ho impostato il mio approccio:

  1. Linguaggio & stile: definire un tono professionale, coerente con il mio brand.

  2. Glossario & processi: costruire una base condivisa di termini e flussi operativi.

  3. Casi reali: fornire esempi, vincoli, criteri decisionali concreti.

  4. Feedback continuo: analizzare gli errori (spesso derivanti da ambiguità reciproche) e aggiornare istruzioni, prompt e template.

  5. Governance: linee guida su privacy, riservatezza, opzione "solo manuale" dove richiesto.

 

Come ogni strumento professionale, l’AI restituisce valore proporzionalmente a quanto la si conosce.
Non si improvvisa. Servono studio, prove, formazione strutturata.
Servono: regole, prompt ben scritti, checklist, versioning, librerie di template.

 

L’AI è pericolosa?

Solo se non viene governata.

È pericolosa se:

  • non si conoscono i suoi limiti,

  • si delega senza controllo,

  • si rinuncia alla supervisione umana.

Ecco come la gestisco nel mio lavoro:

  • Supervisione umana costante e responsabilità finale mia.

  • Dati ridotti al minimo o pseudonimizzati; mai dati sensibili senza consenso.

  • Fornitori affidabili e contratti con clausole specifiche su privacy e sicurezza.

  • Possibilità di opt-out: per chi desidera lavorare solo in modalità manuale.


Non bisogna temere gli strumenti.
La paura, se ascoltata, ti fa mettere le cinture. Ma se lasci che comandi lei, perdi opportunità.

 

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