Imprese: impatto coronavirus e nuovi scenari

"Abbiamo bisogno di credito e di bambini"


L’azienda per l’imprenditore è come un figlio, un’opera progettuale che viene generata e sentita come propria. L’impresa, tanto come un figlio, è un’esperienza straordinaria che richiede soprattutto progettualità, visione, lungimiranza.
In Spagna dicono che “empresa” deriva dalla consuetudine medievale di imprimere sugli scudi i simboli della casata o di un fatto o impresa straordinaria compiuta dalla persona stessa. Non so se è del tutto vero ma mi piace pensare che lo sia.
Presa coscienza di questo legame intrinseco tra azienda e imprenditore possiamo dire che in questi giorni, essere genitore ed essere imprenditore richiede uno sforzo progettuale maggiore. Entrambe queste esperienze progettuali stanno vivendo nel nostro Paese un momento di perdurante difficoltà e forse non andrebbero disgiunte, se è vero che siamo un popolo di imprenditori (soprattutto micro).
Cosa porterà questa compressione del portafoglio dovuta alla contrazione di libertà e azione causata dall’attuale epidemia? Nel breve termine porterà ad intaccare i risparmi, ma se il termine di contrazione si prolungasse? A che risorse dovranno attingere le aziende e gli imprenditori una volta che si esauriscono i fondi?

IL RAZIONALE – DATI ALLA MANO TRA FALSI PRONOSTICI E FAKE NEWS

Speranze di crescita disattese. Anche nel 2020 i piani industriali delle banche italiane prevedevano la crescita (modesta) degli impieghi, ma con gli ultimi sviluppi che stiamo vivendo possiamo dire che quest’anno ciò non accadrà.
Già nel 2019 il credito bancario ha segnato il passo dalle BCC ai grandi gruppi, e al netto dei mutui residenziali, divenendo un altro anno di segno meno per le imprese.
Nel dettaglio se andiamo a guardare le LSI (Less Significant Institutions- es. attivi sotto i 30 mld), in poche parole quelle banche che sentono maggiore vicinanza con la PMI, il credito è diminuito dell’1,5%. Se osserviamo le stesse LSI in Germania nello stesso periodo osserviamo che al contrario è aumentato del 4% . (*dati ottenuti da Executiv Summary BCE del 30 gennaio 2020)
Se poi, citando recenti studi, allarghiamo il nostro quadro di osservazione e esaminiamo il complessivo sistema bancario italiano, negli ultimi dieci anni la discesa creditizia ha superato i 260 miliardi. Per un sistema di imprese dove il credito bancario supera di poco il 60% del passivo, superiore di oltre 20 punti ai principali Paesi dell’area Euro e di 30 punti rispetto a Gran Bretagna ed USA, non è poco!
È vero che rispetto al recente passato ci sono stati maggiori operazioni di collocamento, di private debt e di bond ma sono ancora cifre molto ridotte. La capitalizzazione delle società non finanziarie quotate italiane vale circa il 24% del PIL a fronte del corrispettivo 60% in Germania, 70% in Francia e 125% in USA. 
Come osservato da molti, è sempre più difficile trovare credito a 5/7 anni, non parliamo quindi a 10 anni. PURTROPPO NON INTERESSANO I PROGETTI. Si può infatti leggere dai bollettini di Bankit (cit. Bollettino Economico 1/2020): “rispetto a dodici mesi prima i prestiti alle imprese, soprattutto per le aziende di piccola dimensione. Il credito si è contratto in tutti i settori...”. Da qui si può facilmente concludere che era una fake news la notizia che dopo la pulizia degli NPL si sarebbe tornati a fare credito. Fake news sostenuta da molti, anche con ruoli importanti e quindi di credibilità. 
La spiegazione viene da sé. Infatti il capitale per le Banche costa carissimo. La voglia di spenderlo in credito alle imprese (per i mutui casa è diverso!) è vicina allo zero.
Un’altra fake news riguarda l’impatto (assoluto) delle regole della BCE e in particolare di EBA. Sono anni che si producono regole per evitare collassi bancari. Francamente? O qualcuno non ha frequentato politicamente e lobbisticamente le sedi europee oppure non dovrebbe lamentarsi. Inoltre se siamo un Paese che da decenni non fa pianificazione economica, come si pensava di riuscire a farla in tema finanziario?
I sistemi di rating e l’analisi dell’andamento praticati dalle banche, mirano a processare il merito di credito e cioè la possibilità di default della controparte in una transazione finanziaria. Unitamente ai nuovi principi IFRS e alle definizioni di default si è generata una stretta di “disciplina comportamentale”.
Cosa significa nello specifico? L’impresa affidata, nel continuum, viene valutata sul fatto che ci possa essere una percentuale di probabilità di default e di perdita attesa (non realizzata) talmente elevata da sconsigliare la concessione o da sconsigliare il mantenimento della concessione. Sono processi del tutto simili a quelli delle compagnie assicurative attive nel credito, nonché degli enti governativi o privati concedenti garanzie. Le regole che disciplinano le nuove erogazioni (Loan Origination and Monitoring) entreranno in vigore il 30 giugno 2020, mentre quelle sulle concessioni (forborne) sono già entrate in vigore. Quelle sulla nuova definizione di default, invece, entreranno in vigore tra il 2020 e 2021.
Vorrei attirare la attenzione proprio sul tema delle concessioni ovvero quelle misure di dilazione di varia natura ed entità che molto spesso puntellano la relazione banca- impresa e che in passato, assieme alle moratorie, sono state molto usate. Questo punto viene trascurato da tutti ma potrebbe essere molto pericoloso sottovalutarne le conseguenze. Si consiglia uno studio ad hoc.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

  •     Diversificare le proprie fonti finanziarie è fondamentale, e per farlo bisogna abituarsi a fare piani industriali con professionisti competenti.
  • Occorre inoltre internazionalizzare ragionevolmente il proprio business per essere interessanti per il mondo assicurativo internazionale che cerca operazioni di credito a tassi ragionevoli.
  • Attuare senza traumi il passaggio generazionale. Fondamentale passaggio di valori e Know-How con uno sguardo al futuro.
  • Se possibile avviare processi di alleanze fino alle fusioni tra PMI poiché la dimensione favorisce processi ed investimenti in controlli e management.
  • Se proprio non si può andare oltre a quanto detto in precedenza, provare a rivedere il numero dei rapporti bancari. Tante banche comportano tanti problemi nel qual caso si palesassero delle crisi. Bisognerebbe inoltre rivedere le tipologie delle linee di credito non guardando solo le condizioni ma anche le competenze e le capacità di dialogo. Occorrerebbe comunque elaborare sempre uno scenario B.

Delle volte mi chiedo perché in Italia sia facile cartolarizzare il credito corporate diventato NPL, e non quello in Bonis. Certo si diventa numeri anonimi in un insieme di operazioni finanziarie, ma all’estero esiste un considerevole “appetito” per credito su PMI italiane. Basterebbe organizzarsi per sfruttarlo al meglio. Come detto nell’incipit: meno recriminazioni e più progetti! 

bussola imprese: impatto e scenari